Panorama di acitrezza

La mia Sicilia

Un breve spaccato di usi, costumi e bellezze  naturali.

La cosiddetta Trinacria, isola triangolare denominata cosi da tempi remoti  e se non fosse per alcuni usi e costumi, non proprio legali, radicati culturalmente, si salva per le sue attrattive turistiche, invidiateci, competitivamente,  nonostante tutto, con altre meraviglie, sparse, nel resto del mondo, cucina mediterranea compresa. Iniziando per ordine, desidero parlarvi prima delle magagne culturali, legate soprattutto a comportamenti per nulla legali, anzi arroganti e prepotenti delle malavite locali, che ebbero origine, da una indefinita “Mafia”, che prima era costituita da uomini d’onore, che d’onore non hanno mai avuto neppure l’idea di cosa fosse. E’ bene specificare cosa intendo dire, difendendo l’onestà, lealtà, semplicità e umiltà della maggioranza di tutti i miei isolani, iniziando da Messina e finendo a Trapani, toccando ogni centimetro quadrato della mia isola. Il vero siciliano, di per sé è un lavoratore, il quale a testa bassa, non si crea problemi a fare sacrifici, pur di soddisfare le esigenze della sua famiglia, costituita da: consorte, figli, congiunti, genitori e affini. Grazie al loro umor, ironia e dote di adattamento e creatività innata, come i cugini napoletani, il siciliano è sempre riuscito a sbarcare il lunario, seppur con grossi sacrifici, e ciò gli ha permesso d’emergere pure dalla massa, contraddistinguendosi anche dai suoi connazionali, del centro e nord Italia, in diverse discipline, sia letterarie, che scientifiche, artistiche e tante altre. I nomi scritti su pagine di storia di catanesi, palermitani, ragusani, messinesi, siracusani, ennesi, la dicono lunga, insomma, modestia a parte, la mia Sicilia è sempre stata una fucina di menti. La creatività del siciliano è fondamentalmente artistica, e per tale motivo che molti dei noti artisti illustri e conosciuti nel mondo anche dai primi del novecento sono famosi in tutto il mondo. Ho scoperto di recente che molti dei più illustri film muti e attori cinematografici del cinema muto sono catanesi. Molti di questi film, sono stati esportati illegalmente durante il fascismo (dicono per salvare un patrimonio locale) in America, Olanda  Australia e riscoperti e riportati in Sicilia da noti studiosi locali.

La cucina siciliana, denominata “mediterranea” è stata orgogliosamente definita la più sana per la salute di tutti e ovviamente per la sua varietà di gusti ed alimenti che la costituisce, che sia di pesce, carne o anche verdure, di ogni genere e cucinate in svariati molteplici modi, costituendo pure la culla di svariati chef siciliani, richiesti in tutto il mondo. Nella cucina siciliana, non posso non ricordare i nostri dolci, dal cannolo siciliano, alla mitica cassata siciliana, al latte di mandola, il gelato finto messinese, e per finire le nostre granite, uniche al mondo, e infiniti turisti vengono da ogni sua parte, per gustarle.

Avevo iniziato a parlare dei costumi e comportamenti di noi  siciliani, ebbene noi siamo un popolo orgoglioso e fiero della nostra terra e nonostante tutto la storia sia stata macchiata da ignobili comportamenti criminali, siamo amati in tutto il mondo per il nostro carattere gioviale, affabile espansivo, allegro, sempre pronti e disponibili ad aiutare il prossimo specie donne anziani e bambini in difficoltà. Il siciliano è il primo a fermarsi e prestare aiuto a chicchessia, mettendo a disposizione macchina, casa soldi, non si esime di nulla, pur di sentirsi gratificato nell’aver prestato la sua opera di soccorso. Una delle tradizioni a cui il catanese in particolare è molto attaccato e ne ha fatto un tale culto, da divenire l’evento più atteso dell’anno è la tradizionale quanto caratteristica festa della patrona Sant’Agata che si svolge il 5 febbraio, ma i festeggiamenti iniziano il 1 febbraio. Essa si svolge in tre giorni, anticipata addirittura ben dieci giorni prima con l’uscita per strada delle 12 cerei o candalore, tipiche strutture in legno, abbastanza pesanti adornate di disegni pittorici remoti, che rappresentano la corporazione di arti e mestieri: quella dei macellai, pescivendoli, commercianti,  e via dicendo. Pur essendo una festa patronale catanese è ormai famosa in tutto il mondo e molto sentita dagli abitanti dei paesi limitrofi e confinanti di Catania. Alla festa il catanese associa i suoi dolci, iniziando dalle crispelle di riso e miele, il torrone in tutti i modi, dolcetti di pasta reale a forma di olivette, che hanno più la forma di piccoli arancinetti verdi che di olive vere e proprie , fatte a punta con base rotondeggiante e pure a forma di mandarini, fichi d’india, ciliegie, tutta roba venduta nelle bancarelle che costeggiano via Etnea, dove si svolge il clou della festa. Altra tradizione della festa sono i fuochi d’artificio, dove avviene una vera e propria gara, tra i diversi mastri artificieri, accompagnati da musiche classiche e di ogni genere. I fuochi hanno una caratteristica: vengono sparati due volte in due giorni.  La prima all’imbrunire, all’uscita della santa dalla cattedrale, sulla piazza Duomo, la seconda di notte tardi, detta “a sira i tre” al passaggio della santa al penultimo giorno, prima del ritiro in cattedrale.

Alta tradizione che i palermitani invece molto più riservati, è quella di Santa Rosalia, patrona della capitale della Sicilia, pur tuttavia molto meno famosa della cugina catanese, per volere probabilmente e cultura del palermitano, più riservato ed omertoso del catanese. La festa di Santa Rosalia a Palermo, denominato “u festinu sicilianu” invece si svolge a luglio e precisamente dal 10 al 15 luglio. La festa ebbe inizio con il miracolo della fine della peste a Palermo. I dolci tipici palermitani sono i cannoli con la ricotta, originali con canditi, dai i quali furono copiati quelli catanesi, con un metodo diverso della lavorazione della ricotta e pure la cassata siciliana è di origine palermitana ed la più buona in assoluto, i canditi di frutta, poi la cucina palermitana ha una varietà diversa da tutte le altre siciliane, per la continua dominazione araba bizantina che ne tramandò molti piatti, in particolare la pasta con le sarde.

Come predetto, la marcia in più di creatività, iniziativa e capacità professionale di arrangiarsi, molti la misero al servizio del male, creando col tempo, una cultura e una nomea poco felice, che macchiò il buon nome di tutti noi. Appena si sentiva dire che era siciliano, veniva subito legato non ad eventi gioiosi dignitosi e di profonda cultura, bensì subito ad atti legati a violenza, sopraffazione, clientelismo e via dicendo, insomma veniva mentalmente aggregato a comportamenti mafiosi. Non dimentichiamo che Palermo e dintorni sono state la culla del malaffare malavitoso e mafioso siciliano, dell’omertà e della cultura intrinseca che per secoli fino ad oggi, è stata ed è soggetto a scandali imprenditoriali e politici, di corruzione e appalti truccati, iniziando dalla regione, fino a tanti comuni, addirittura sciolti o commissionati per mafia. Purtroppo con il passare del tempo, questi criminali, infiltratesi inizialmente nel punto più proficuo e di comando politico, minarono tutta l’isola imprenditoriale, ponendola sotto ricatto, per continuare a lavorare. Cosi iniziò e tutt’ora è peggiorata la situazione da decenni, di chi invece di prendersi cura intelligentemente delle attrattive turistiche naturali donateci dal buon Dio, pur di mangiare e abbuffarsi con i soldi di appalti truccati, non crearono le principali strutture, a difesa dell’ambiente di coste, laghi, fiumi, con depuratori, piani regolamentari, (magari si ma non nel giusto modo e con i dovuti investimenti, stanziati appositamente), comunicazioni, strade gommate e ferrate, da servire un turismo d’avanguardia, come meriterebbe la mia Sicilia. Il dittatore politico o meno, vuole che il debole resti ignorante per sopraffarlo, per fortuna da oltre vent’anni, il vento è cambiato, dalla strage dei due giudici eroi, e cosi pure la coscienza di molti e soprattutto dei giovani che hanno reagito, prendendo in mano la loro vita, il loro futuro, sostenuto da molti adulti, stanchi di venire sopraffatti, ma depressi di non riuscire più a cambiare la mentalità innata di tanti, soprattutto piegata dalla paura di ritorsioni, anche con perdite gravi di congiunti, uccisi per salvare quantomeno la loro dignità. Da ciò che si pensava ad una sconfitta ne nacque una vittoria e cambio di passo e di pagina nella mentalità del siciliano. Questa è una caratteristica che voglio mettere in risalto per omaggiare la freschezza dei giovani siciliani, che stanchi di venire sempre puntati come mafiosi, solo perché nativi della più bella isola al modo, e per questo credo anche per invidia. Una secca risposta, che ha visto ribellarsi molti imprenditori e liberi cittadini, seppellendo l’odiata omertà, strumento e temibile arma della mafia, con intimidazioni e minacce  fare terra bruciata attorno ad essa. Oggi politicamente la Sicilia è ancora sotto la dominazione mafiosa politica, ma sono certo che il timer alla rovescia è partito anche per loro e presto si farà pulizia, restituendo dignità, legalità e vera onorabilità a tutti i siciliani.

Per completare questo spaccato della mia Sicilia, parliamo delle bellezze naturali, poco decantate, bistrattate e mal gestite dalla politica siciliana. Partendo dalla costa messinese, la Sicilia vanta delle coste bellissime bagnate da un incantevole mare pulito e cristallino, con diverse temperature dell’acqua a causa di forti correnti che attraversano lo stretto di Sicilia e ne alterano continuamente le temperature. Da Messina si possono ammirare le coste di Milazzo, da cui partono gli aliscafi e traghetti per le Isole Eolie, altre bellezze naturali siciliane, e mete turistiche mondiali, Brolo, Capo d’Orlando, Palermo, Isole delle femmine, an vito lo Capo e li vicino la riserva dello zingaro a Tindari, per giungere a Trapani, Marsala, dove si produce il vino liquoroso più conosciuto al mondo ed usato i quasi tutte le cucine del globo. Altro mare splendido, cosi come le coste, quella di marina di Ragusa, Vigata, famosa per la serie della fiction del commissario Montalbano, Donnalucata, Noto e marina di noto, Portopalo dalla splendida sabbia finissima, da competere con paradisiache spiagge hawaiane, Avola, Siracusa, fino ad arrivare ai mitici faraglioni, la piccola isola lachea, sulla costa catanese fino ad arrivare alla costa di taormina e di Letojanni con la famosissima isola bella che diede il nome pure all’amaro “18 isola bella”.

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