Mastin-Napolitano-

Tecky

Tutto è iniziato in….

Una giornata uggiosa di quelle autunnali, con pioggia a dirotto, le sue leccate in faccia mi dicevano di adempiere ai miei doveri quotidiani di padrone. Viviamo da un po’ di tempo da soli io, un ispettore di polizia, approdato da poco a Roma, dalla buon costume di Milano alla Narcotici, e Ira, il mio pastore tedesco.

A lei devo questo trasferimento. Non è un’agente scelto dei cani poliziotti della Narcotici: Ira è una femmina dolce e quieta, non è pura; mi fu regalata dai miei familiari all’inizio della mia carriera. Quando andai a vivere da solo a Milano per lavoro, dovetti per forza portarmela dietro, perché era visceralmente attaccata più a me che al resto della famiglia.

L’appartamento in cui abitiamo a Roma non è grande, tuttavia, ce lo siamo fatto bastare: nell’unico terrazzino disponibile, Ira si è fatta la sua cuccia: lì staziona durante il giorno, mentre la notte ha l’abitudine di accoccolarsi accanto al mio letto. È la mia ombra, nessuno può avvicinarsi a me. Lo fa solo dietro un mio segnale, tranne che non fiuti un pericolo, in tal caso mi ringhia sottovoce, per avvisarmi di stare in guardia. Non ha mai dato fastidio a nessuno, anzi, ha fatto sempre la guardia di notte a tutto il palazzo, abbaiando solo per avvertire delle presenze minacciose. A casa non sporca e puntuale attende di uscire per fare i suoi bisogni, nel parco vicino. Mi segue a lavoro. Ormai è stata adottata da tutta la squadra, divenendo la nostra mascotte, anche se ufficialmente non in servizio.

Una notte fui chiamato per un’emergenza in una delle zone malfamate della periferia di Milano, precisamente a Sesto San Giovanni, dove erano state segnalate delle ragazze per la strada che adescavano clienti. Ebbi il tempo di farle fare i primi bisogni della mattina e, anche se non era giunta ancora l’alba, saltammo in macchina, senza sirena, per non rovinare l’effetto sorpresa, raggiungendo il luogo indicato in pochi minuti. Molte delle ragazze straniere, per lo più dell’Est Europa, all’arrivo di pattuglie delle volanti chiamate dai residenti, cominciarono a scappare in tutte le direzioni. Fuga inutile, perché subito furono circondate e fermate dagli agenti. Improvvisamente apparvero delle macchine ad alta velocità, dalle quali furono esplosi dei colpi contro le nostre volanti. Ne nacque un conflitto a fuoco, non di piccole dimensioni; poco dopo, infatti, sopraggiunsero altri individui armati, a dar man forte ai loro amici criminali. Purtroppo gli agenti delle volanti, non si trovarono adeguatamente preparati a fronteggiare uno scontro di quelle dimensioni. Le loro pistole d’ordinanza, seppur fornite di diverse munizioni, poco poterono fare contro i kalashnikov russi o Barret m107a, dotati di munizioni così potenti da perforare quasi un’auto blindata. Tra gli agenti, si contarono diverse vittime, nonostante alcuni di loro si fossero riparati con gli sportelli delle auto; i proiettili riuscirono a perforare la debole lamiera delle auto. Per fortuna o quasi la mia si trovava parcheggiata distante, evitando così di essere scalfita dai proiettili vaganti. Inoltre il cane avrebbe rischiato di essere trivellato dai proiettili. Raggiunta l’auto per chiamare i rinforzi, vidi ad un certo punto Ira con un guizzo, scendere dalla vettura e correre in direzione di quell’inferno. Feci appena in tempo a chiamare via radio i rinforzi, che le corsi dietro, con il cuore in gola, temendo che l’avessero colpita. La scorsi da lontano entrare dentro una di quelle auto e grattare nei sedili. I rinforzi arrivarono, come in uno sceneggiato americano, appena in tempo per convincerli a deporre le armi e arrendersi. In entrambe le autovetture, vennero rinvenuti diversi pacchi di cocaina finissima, già lavorata e pronta allo smercio. Ancora non mi capacito di capire, come Ira avesse potuto fiutare quella roba, a quella distanza, non essendo mai stata addestrata a cercarla. I malviventi furono tutti arrestati per diversi reati: sfruttamento della prostituzione, schiavizzazione, tratta di esseri umani, spaccio e commercio di sostanze stupefacenti, resistenza, omicidi e tentati omicidi di forze dell’ordine. Quella sera fu inferto un grande smacco all’organizzazione, che valse la promozione del sottoscritto, con tanto di encomio per disprezzo del pericolo e capacità professionali. Il riconoscimento più grande fu dato ad Ira con l’ encomio e l’inserimento d’onore nel corpo cinofili antinarcotici. Però, come recita un famoso detto, “non sono tutte rose e fiori”: anche nelle gratificazioni, c’è sempre il rovescio della medaglia; il trasferimento alla Narcotici di Roma avrebbe determinato un cambiamento fondamentale per entrambi. La Capitale, si mostrò subito una piazza meno tranquilla di Milano, essendo la città prediletta per operazioni illegali di ogni genere. Non per nulla il traffico è nelle mani dei “quattro re di Roma”, ovvero i boss più temuti e rispettati, potenti sia economicamente, sia per i loro agganci con le mafie di tutto il mondo.

I miei colleghi, mi fecero davvero un insolito regalo di addio, sensazionale veramente: si erano già messi in contatto con i nuovi del distretto romano, per trovare a me ed Ira, una confortevole sistemazione. Un pensiero rivolto più alla “mia principessa”che a me! Ci misero a disposizione un bel bivani, comodo, spazioso ed attrezzato, fornito di un giardinetto ampio, con una cuccia a casetta , che Ira fece subito sua, gradendola molto. Al nostro arrivo organizzai una festicciola con i nuovi colleghi per ringraziarli dell’interessamento nel trovarci quel comodo alloggio e conoscerci meglio. Inutile dire chi fu la protagonista assoluta di quella sera. Il lavoro non si fece attendere molto, tant’è che la mattina successiva, di buonora venni svegliato di soprassalto dal mio nuovo capo, il dr. Ciro Donnarumma, originario di Ercolano. Un tipo energico, superattivo, magari pochino ambizioso di fare carriera, ma chi non lo è nel nostro lavoro? Per fortuna si dimostrò sin da subito alla mano, affabile, per nulla snob e stizzoso, come molti, negli alti ranghi, e soprattutto amava i cani. Fu lui a volere principalmente Ira, in squadra, dopo aver letto il rapporto dell’ultima operazione, oltre alla notizia, diffusa con clamore dai giornali. Giunti al distretto, ci obbligò ad un breve briefing, per illustrarci il lavoro quotidiano e alla fine, rivolgendosi a lei, le fece dono di un fazzoletto con l’effige del 1֯ distretto, mettendoglielo attorno al collo, così da farla sembrare il moderno corrispettivo al femminile di “Rin Tin Tin”. Lei ovviamente entrò subito nel ruolo, ringraziandolo con una breve abbaiata, porgendogli la zampa, e assumendo altri atteggiamenti che compiacquero tutti i presenti. Ricevuti gli ordini da eseguire lasciammo il distretto a sirene spiegate. Lei ovviamente si accomodò sul sedile anteriore, suo posto prediletto, per far capire a tutti, il rispetto che meritava.

Il luogo raggiunto per le perquisizioni da eseguire, si trovava alla fine della Nomentana, vicino al quadrato, una zona frequentata solitamente da immigrati ambulanti apparentemente innocui. Molti di essi vendevano cianfrusaglie, cd illegali, strumenti elettronici, ecc. Non si mostrarono minimamente preoccupati o innervositi dal nostro arrivo. Erano certi che non saremmo riusciti a trovare nulla di compromettente, oltre al materiale che vendevano. Sapevano che solitamente è di competenza della Guardia di Finanza o della Polizia Municipale operare dei blitz a sorpresa. Anche se eravamo in borghese, riuscirono ad identificarci; iniziammo così un primo breve interrogatorio. Notando il loro atteggiamento restio, cominciammo a perquisire anche i loro alloggi. Ira nel frattempo gironzolava libera, senza bisogno del guinzaglio, annusando qua e là. Ad un certo punto mi accorsi che si era messa a ringhiare e abbaiare verso un tizio, che si trovava a passare di lì, fissando tutto il contesto dell’operazione. Nel vedere il cane abbaiargli e ringhiargli contro, il tizio si bloccò, immobilizzandosi per la paura. Pian piano mi avvicinai rassicurandola; a lui chiesi i documenti per identificarlo. Ira restava nervosa e seguiva ogni suo movimento. Vedendo che era tutto a posto lo invitai ad allontanarsi dal luogo. Ira però non fu dello stesso avviso: non lo fece muovere, anzi si alzò sulle zampe e gliele appoggiò sul petto, bloccandolo contro il muro e abbaiando intensamente verso di me. Notai allora quanto l’individuo fosse impaurito. Intervenni nuovamente, togliendogli il cane di dosso; con la pistola in mano, gli intimai di girarsi, appoggiare le mani al muro alzate e divaricare le gambe per perquisirlo. Ancora una volta Ira aveva indovinato: quel tizio aveva degli involucri di cocaina dentro la fodera del giubbotto, scucita dal basso, e chiusa con una cerniera particolare che sfuggiva a prima vista. Non finì li, perché capimmo che era colui che procurava la roba, su indicazione di quei venditori ambulanti. Era troppo sicuro di sfuggire all’attenzione spacciandosi come un normale passante, e così sarebbe stato se non avesse incontrato la “mia principessa”. Con la perquisizione negli alloggi, grazie all’infallibile fiuto di Ira, non solo vennero scoperte grosse quantità di cocaina, ma furono rinvenuti anche documenti compromettenti per noti esponenti di famiglie mafiose romane oltre ad agendine “bollenti” su cui erano segnati i nomi di politici a cui consegnare dosi di droga preconfezionate, in insospettabili confezioni finte di uova di cioccolato per bambini. Avvisati probabilmente d’alcuni di loro, ecco che spuntarono altri delinquenti armati, con cui iniziò un duro conflitto a fuoco.

Altri individui sbucarono da stradine secondarie di quel ghetto; uno di loro giocò molto pesante: lanciò una bomba a mano verso di noi. Non so dire se Ira la prese per una palla da gioco, io lo escludo e penso seriamente che, essendo abituata ormai alle esplosioni, all’odore di polvere da sparo, o per il suo fortissimo intuito e sprezzo del pericolo, con un guizzo afferrò l’aggeggio con la bocca e scappò, cercando di portarlo il più lontano possibile da noi. Ricordo l’esplosione che me la portò via per sempre, al suo primo giorno di lavoro a Roma. Con le lacrime agli occhi tutti, la conducemmo a spalla dentro una cassa, contenente i suoi brandelli. Ricevette la benedizione dal sacerdote, amico del nostro dirigente, che commosso abbracciandomi, mi disse: “Dovevate venire voi a Roma per farmi piangere per la perdita di un cane appena conosciuto!”. Fu tumulata nel cortile del distretto con una degna sepoltura da eroina e targa ricordo, in presenza pure del Prefetto e di Sua eccellenza il Presidente della Repubblica. Tutti i ragazzi della squadra avevano gli occhi lucidi, consapevoli e soprattutto grati di essere ancora in vita grazie a lei.

Per nessuno, nei giorni a seguire, fu facile approntare le giornate di lavoro. Io ero abituato a vederla scodinzolare attorno a me, in cerca di qualcosa da segnalare. La sensazione che il suo spettro fosse lì con me, dopo diversi mesi, svanì per via del lavoro sempre più pressante. Tuttavia io non riuscivo a capacitarmi della sua scomparsa; mi mancava la sua premurosa dolce compagnia.

Erano trascorsi già sei mesi, non pensavo più minimamente ad avere un nuovo amico a quattro zampe per casa. Ira era insostituibile! Una sera, mentre bevevo una birra in giardino, rilassandomi con il primo tepore di fine aprile, ebbi la sensazione di esser chiamato per nome, e poi sentì suonare il citofono. Era Ciro Donnarumma, il mio capo e con lui, c’era un quadrupede, ancora barcollante, insicuro sulle sue enormi zampone, di poco più di un mese. “-Allora ti sbrighi ad aprire? Ti sei addormentato già alle nove di sera per via di questa serata primaverile?- urlo’ la voce da fuori, ma non fui sicuro che si trattasse della voce di Ciro. Sapevo comunque che era lui, almeno fisicamente, perché lo intravedevo dalle sbarre del cancelletto del giardino.-“Hey capo, buonasera, gradisci una birra? E lui chi è?”- chiesi mentre gli andavo incontro. Con tono seccato la voce disse: ” Come chi sono, non vedi che sono un cane? Piuttosto cosa sarebbe questa birra che ci vuoi offrire?”. Confuso sentii nuovamente la voce di prima e lo guardai col capo storto. Allora risposi al mio superiore anche se consapevole che non fosse stato lui a proferire quella frase: “Si ho visto che è un cane, nel senso che non sapevo ne avessi uno e questa è una birra tequila. Mai assaggiata?” gli chiesi stupito. Lui mi rispose duramente guardandomi negli occhi:“ Hey ragazzo, quante te ne sei bevute già? Mi preoccupi! Non ho aperto bocca, hai fatto tutto tu! Vedi che nella mia squadra non accetto gente che beve! Comprendo che non è facile digerire la perdita di Ira, però devi rassegnarti! E’ come perdere una sorella, lo capisco, però non buttarti sull’alcol altrimenti sarà bene che cambi lavoro, siamo intesi!?” così mi disse. Donnarumma è una brava persona, però è un tipo tutto di un pezzo e non ammette divagazioni. Così gli risposi:“Hey Capo rilassati, stavo scherzando, è tutto ok, non bevevo una birra, da mesi, da quando mi avete accolto qui a Roma! Dimmi di questo coso qui! Sei bellissimo, sai? Di che razza è, quanti mesi ha? E’ abbastanza cresciuto e impostato, però lo vedo debole sulle gambe, dovresti dargli un po’ di calcio!” gli risposi, non facendogli capire che avevo sentito delle voci, come telepaticamente. —“E’ tuo, l’ho portato per te, ne hai bisogno! Lui ti terrà compagnia a casa, potrai portartelo con te pure al lavoro, se saprai educarlo bene come hai fatto con Ira, però non so se sarà uguale a lei come temperamento e ubbidienza! Dipenderà da te! Vedremo se sei veramente capace di addestrare i cani, oppure era Ira ad essere un cane davvero speciale!” rispose, fissandomi sempre negli occhi. –“ Mio? Stai scherzando? No no, ti ringrazio, ma non me la sento di ricominciare daccapo! Non so, lei è sempre stata veramente speciale, mi ha reso tutto facile dal primo istante che era cucciola; abbiamo avuto subito un’intesa di sguardi. Qualche suo abbaio diretto e chiaro mi faceva capire cosa volesse; era autonoma, sapeva cosa fare, dove andare, senza disturbare nessuno! Ira è riuscita a farsi amare da tutti subito, per la sua bontà ed intelligenza nel capire una situazione che richiedesse intervento. Era una pastore tedesco, tra le razze più perspicaci, intelligenti e comunicative!” risposi. Nel frattempo mi stavo già innamorando di quel musone di cane che mi stava lì davanti.-“Hey che credi? Pure io so comunicativo e intelligente! A me piaci pure tu, c’intenderemo alla grande! Mi sento portato a fare il poliziotto pure io!”. Udii nuovamente la voce, ma non dissi nulla, perché Ciro non mi diede il tempo di rispondere proferendo queste parole: “ E’ un mastino napoletano, vedrai che v’intenderete alla grande! Un mio amico ha un allevamento; gli ho parlato di te e Ira! Me l’ha dato gratuitamente come sponsor per promuovere la sua attività a patto che venisse affidato a persone esperte in grado di educarlo e addestrarlo bene! E’ convinto che pure il mastino napoletano potrebbe essere un buon cane poliziotto!” –“Eh, hai sentito, mho? Pure u to cape te l’ho dice, che posso diventare pure nu bono poliziotte!” intervenne nuovamente la voce. Sinceramente cominciavo a dubitare della mia salute cerebrale. Pensavo veramente che la birra m’avesse fatto male. Credevo anche che si trattasse di pura soggezione, visto che riuscivo a sentirla pure in accento napoletano con qualche flessione dialettale in romanesco. “Naa –pensai-non è possibile!”.“Si invece, stai pensando proprie bene, comunico telepaticamente, e pure col pensiero parlo in napoletane, che c’è vò fa? Siamo messi così, accettiamoci!” mi disse, fissandomi con tutta la sua pelle abbondante e i suoi dolci occhioni semi nascosti lì in mezzo.-“ Non so come ringraziarti, Ciro, ne farò un grande poliziotto, oltretutto avrà pure la mole non indifferente! A proposito, ti ha già detto cosa e quanto mangia, l’amico nostro?”—“Ehh e mo cominciamo proprie bene, ancora non ho messo zampa in questa casa e già pensa di mettermi a dieta! Ohhh uagliòò, se devo rendere devo magnaa, ci siamo capiti, o no? A proposito per cena che se magna?”- intervenne ancora lui.-“Devi comprargli dei croccantini particolari, molto ipercalorici, perché spreca molta energia a causa del suo peso. Devi fargli fare pure molta attività fisica, per tenerlo in forma! Non è certo una rendita, perché mangia abbastanza! Il suo peso può raggiungere i 70kg! Però puoi alternare tra quello che mangi tu ai suoi croccantini! Qui in questo foglietto ho scritto tutto quello che mi ha detto l’allevatore. Questo è il pedigree con il libretto sanitario! Fra quindici giorni o un mese massimo dovrai fargli il primo vaccino! Vedo che avete già fatto amicizia, bene, sono contento, è un buon inizio! Adesso devo salutarti! Ti consiglio d’andare a letto presto! Domani ci aspetta un’altra bella operazione di pulizia, in zona Esquilino!” rispose Ciro. Nel frattempo il cucciolo ronzava tra le mie gambe in cerca di coccole. –“Hey , come si chiama, avrà un nome no?”- “Non ancora, sul pedigree sta scritto “Tequila” un nome provvisorio, tratto dal noto telefilm americano, ma tuoi puoi chiamarlo come desideri. Detto questo se ne andò lasciandomi con quel cucciolo molto speciale fra i piedi.

-“Ok, uhm Tequila non ne male, ma che ne pensi di Tecky? Ti piace? Suona molto bene anche come nome di poliziotto, che ne dici? Andiamo a letto, si è fatto tardi. Anche per te domani inizia la giornata di addestramento!” gli dissi prendendolo in braccio.-“ Uè uagliò, hai proprio intenzione di portarmi a letto, senza mangiare? Ta già scurdate ca ti dissi pocu fa! Ie aie magnàaa, fratelloo!!- mi gridò telepaticamente, quasi “spaccandomi” i neuroni. Allora gli risposi subito:“Ok ok, non fare cosi, mò vediamo se sono rimasti dei croccantini della mia principessa! In caso negativo dovrai accontentarti di quel che è rimasto in frigo! Domani andremo a fare la spesa, vabbò?—“ ehh vabbò, vabbò, d’altronde hai ragiune pure tu! Te siamo piombati a casa di sera, e nun putevi essere certo preparato ad un evento simile!” rispose Tecky.- “ ehh ma dimme na cosa, tu alla tua età cosi cucciolo, come fai ad essere cosi saggio e “filosofico”, per non parlare della consapevolezza di essere telepatico e capire già il linguaggio di noi umani?! Questo che mi sbalordisce più di tutto! Anche con la mia Ira ci capivamo al volo, con lo sguardo, o con suoi gesti precisi e indicativi, per non parlare sul lavoro, lei si mostrava sempre molto chiara e determinata nel far capire dove stava la droga, chi l’avesse, se ci fossero armi e via dicendo. Tu invece mi parli proprio, è pazzesco e fantastico, nello stesso tempo!” gli dissi.-“ Tecky mi rispose:“Devi averla amata molto per ricordarla cosi bene! E’ quella bella uagliona nella foto, con il fazzoletto al collo? Però mica male! La telepatia noi cani l’abbiamo tutti, ma non tutti abbiamo la fortuna di accorgerci d’averla, come voi non sapete comunicare tutti bene allo stesso modo, pur avendo la parola e la bocca! Mia madre appena nato, mi ha subito dato le prime indicazioni sulle mie possibilità comunicative, avvertendomi di stare attento con chi usarle e come! Il vostro linguaggio pian piano l’ho imparato ascoltando chi veniva a vederci, principalmente il custode che puliva i nostri box e l’allevatore che parlava con mia madre e con gli altri cani, come tu stai parlando con me! Mia madre mi ha insegnato, il significato delle parole, delle lettere e tutto il resto! Io ho un mese, ma è come se fossi un bambino di due o tre anni, quindi, è normale che so dirti bene alcune cose! Poi ci metto del mio, ovviamente, come cucciolo prodigio! Allora uagliò me fa mangiare o no? O devo subire l’interrogatorio peggio du criminali?”-“ Si, si, ecco, spero siano di tuo gradimento e poi a nanna, ok? Devi essere onorato di mangiare nella stessa ciotola della principessa, ok “principino”? Visto che posso parlarti come un umano, domattina se ti scappa, puoi uscire da lì e rientrare dal giardino. Se proprio non riesci fai nell’angolo, poi ci penserò io, siamo intesi? Ah dimenticavo, accanto al letto ci sta il tappeto, dove si accucciava Ira, puoi metterti lì, anche perché non sono previsti altri posti ! Buonanotte Tecky!”—“Uè uagliò, buonnanotte a te, dimme u nome tuo, qual è, se devo chiamarti, come ti hanno registrato all’anagrafe, nu soprannome?”- Hai ragione, il mio nome è Tony, adesso possiamo dormire, sua altezza?”- “E vabbò dormiamo, va, ca già fa!!”

L’indomani mattina, di buonora, andai in direzione del distretto per il briefing col dirigente e poi insieme alla squadra. Successivamente ci avviammo con le camionette blindate, per eseguire la maxi retata all’Esquilino. Anche se sembrava che ci attendessero, nessuno dei malviventi sfuggì alla maxi perlustrazione. Il dr. Donnarumma, la sapeva lunga su come prenderli in castagna. Avuto ottenuto il consenso dal Prefetto, di utilizzare quanti più mezzi e risorse umane. Aveva così circondato completamente l’intero quartiere, supportato da agenti dei Carabinieri e dell’ Esercito, già appostati lì per controllare il territorio. L’operazione interessava immigrati clandestini irregolari, spacciatori e prostitute. Alcune di esse ci ringraziarono per averle liberate dalla schiavitù dei loro sfruttatori. Durante tutto questo subbuglio, tenevo al guinzaglio Tecky, al quale non sfuggiva nessun movimento di ogni singola persona, agente o criminale. Era un bravo osservatore! Ad un certo punto, si mise a tirare verso la direzione di un caseggiato fatiscente, simile ad una casa popolare. Mi lasciai guidare, d’altronde era lì per essere addestrato. “Hey Tecky, non tirarmi cosi, non ce la faccio a starti dietro se corri così! Mi fai pure inciampare! Attento alla strada! Qui è pieno di cianfrusaglie e rifiuti di ogni genere!” . Mi rispose attento-“ uè uagliò, mi ha portato qui, per imparare, ed io voglio vedere se ci ho capito qualcosa in questa operazione di polizia! Mi pare d’aver inteso, che stiamo cercando gente dedita al malaffare, allo spaccio e dobbiamo liberare delle povere ragazze sfruttate! Bene, mi aiuto con intuito e olfatto! Ormai ho capito che odore fa tutta sta gente! Dai da sta parte forza, uagliòoo, e che tieni ne ste gambe di ricotta?”. Attento alle tue mosse dissi: “Qui hanno già controllato, mi sa che devi dare una regolata al tuo intuito e fiuto! Non c’è nessuno, hai visto? Tutto vuoto, non ci sono neppure mobili e armadi, solo muri, dove si potrebbero nascondere, nell’intercapedine?”—“ hey professore Tony, se la tua principessa se t’avesse abbaiato e si fosse diretta a scavare su qualcosa, tu cosa avresti capito?”—“Che aveva trovato qualcosa d’interessante da cercare!”—“ Ok ci siamo capiti, io però non scavo e non abbaio, ti dico esplicitamente, che qui non hanno cercato bene! Secondo te in quella cucina, cosa ci fa un tappeto sotto il tavolo? Qui c’è una puzza strana, non solo di quella gente che avete già rastrellato, ma di altro e si trova lì sotto! Sposta il tavolo e il tappeto. Chiama rinforzi con la radio portatile! Forzaaa non perdere tempo, che possono stare pure in pericolo di vita, su!” m’intimo’ Tecky e così fu. Spostai subito il tavolo; il tappeto copriva una botola ben occultata, che portava ad uno scantinato ancora fatiscente, dove erano raggruppate una decina di ragazze cinesi. Avvisai di portare una scala, e di far venire pure lo staff medico dell’ambulanza di supporto, come da procedura. Una di loro parlava qualche parola d’italiano. Capimmo che alcune erano costrette a lavorare in una fabbrica, distante da lì, che raggiungevano all’imbrunire trasportate da un pulmino; altre invece erano impiegate in un finto centro benessere, che fungeva da casa chiusa. Non so come fece ma Tecky riuscì a percepire i loro dialoghi in cinese, tanto da indicarci la presenza di roba strana che gli sfruttatori facevano assumere alle ragazze prima d’andare a lavorare. – “ uè uagliò, prof. Tony, che t’avevo detto? C’è stava na strana puzza diversa da quella annusata prima, al passaggio di tutta quella gente! Ti ricordi che mi dicesti, ca nell’intercapedine nun ci putia stare niente! E mò, spacca un muro di qua, proprio, qua in questo punto, si! Vedi cosa troverai! A tenete na picozza, come a chiamate, qualcosa per spaccare sto muro, va?”. Chiamato uno dei militari dell’esercito, con in dotazione una picozza, gli chiesi di abbattere il muro nel punto indicato da Tecky. Appena il militare, diede il colpo di grazia al debole muro, trovammo una cascata di mazzette di soldi di tutti i tagli, oltre a quella sorta di droga indicata da una delle ragazze cinesi, tenute segregate, lì sotto. Orgoglioso Tecky mi disse:“ Hai visto uagliò, so stat brave, eh? Adesso ma merito na ricompensa, no?”. Proprio in quel momento arrivò Donnarumma che rispose: “Certo che te la meriti bel cagnone, e pure il tuo padrone! E’ stato bravo ad inserirti subito, seppur cuccioletto e farti partecipare attivamente all’operazione! Quanto a te Tony, sapevo già che eri un bravissimo addestratore cinofilo, ma non fino a questo punto!”—“ Hey capo, non sapevo fosse qui, nei paraggi! Si è stato lui a guidarmi fin qui dentro e a farmi fare tutto il resto! Io la ringrazio, ma non c’entro niente con le capacità di Tecky! Così ho deciso di chiamarlo, col diminutivo di tequila, e suona pure bene, anche come nome di cane poliziotto, vero? Adesso andiamo! Dobbiamo fare la spesa! Ti avevo promesso che saremmo andati a comprare il tuo cibo preferito, dopo il lavoro! “.

Giunti al supermercato Tecky, dopo la sua prima azione, era entusiasta e sempre più adrenalinico, tanto che gli dissi: “Hey Tecky, stai buono dentro il carrello, come i bravi bambini piccoli, stiamo facendo la spesa! Ecco siamo nel reparto dedicato a te, dimmi quali croccantini t’ispirano! In più ti regalo questo bell’osso di pelle di bufalo per i tuoi dentini, così non mi mastichi tutto l’arredamento in affitto, per’altro!”—“Uèee, u sapevo ca tu si nu bravo uaglione! Me ne compri due, di ossi e la chiudiamo qui, vabbò? Ovviamente aggiungiamo oltre agli alimenti, i profumi, le spazzole e tutto il necessario! A proposito, ieri sera sono stato onorato di mangiare nella ciotola della tua principessa, però era nu pocu piccola, io mangio nu pocu chiu assaie, mi dovresti comprare quella lì, si esatto, hai preso quella giusta, e mentre ci sei, prendi pure quella dell’acqua, che anche di quella, ne bevo assaie veramente!” Lui parlava e io eseguivo quando ad un certo punto dissi:“Hey sua altezza ha finito con le richieste? Possiamo passare ai reparti adatti a me? Devo prendere carne, pesce, formaggi, salumi, pasta ecc…Accucciati e sbrighiamoci! Poi devo fare al più presto il rapporto sull’operazione di stamattina!”—“E vabbò, andiamo va, me sta bene cosi, se mi viene in mente dell’altro, t’avviso!”.

Completato il giro e riempito il carrello, ci avviammo alla cassa. In coda, in attesa che arrivasse il nostro turno, notai Tecky alzarsi di colpo e puntare verso l’uscita.-“ Hey prof, statte accort ca stanne pi fare na rapina qua dentro! Prendi la pistola, mettile il colpo in canne e statte fermo, tienila in mano dietro la schiena! Te diche io quanne agire!”-“Adesso si sono invertite pure le parti, sei tu a dirmi cosa devo o non devo fare?”—“Ohh uagliò , statte zitte, che stanno per entrare!” Ed ecco che si sentì gridare:“Fermi tutti, questa è una rapina! Prendete i sacchi e riempiteli, veloci, forza, e nessuno tocchi l’allarme o sparo! Siamo intesi?” disse il rapinatore ai cassieri del supermercato. Mentre li osservavo non mi accorsi che Tecky, era appena saltato giù dal carrello, in direzione dei clienti impauriti alle casse. Ad un certo punto, il rapinatore emise un grido di dolore più che di intimidazione a fare in fretta. –“ heyy uagliooo venne ca, che l’ho pure disarmato! Dove guardii? Qua da sta partee, andò sta u rapinatoree, svegliaaa Tonyyy!!” In effetti, in quel momento, come incantato, pensavo a come intervenire. Tecky, però mi aveva già anticipato, senza che me ne accorgessi. Ritornato in me, con un guizzo, pistola in mano, scavalcai le casse e mi buttai a tuffo sul rapinatore, bloccandolo e impedendogli ogni reazione. L’enorme mandibola di Tecky, minacciava i genitali del malvivente, ad un minimo movimento gli avrebbe conficcato i suoi canini. In queste condizioni potei ammanettarlo e condurlo via, tra gli applausi dei presenti. Mentre la volante lo portava via, il direttore del supermercato, contento del pericolo scampato, omaggiò Tecky di un maxi buono da spendere in croccantini e altro e ringraziò me segnalando l’eroico pronto intervento al mio capo.

Ritornati a casa, dopo aver sistemato la spesa, mi misi subito al lavoro: dovevo stilare due rapporti , non avevo tempo da perdere, né per preparare da mangiare. Tecky, si accucciò sotto le mie gambe, intento a sgranocchiare l’osso di bufalo, ben meritato.-“Hey Tony, non dimenticarti di fare pure u me nome no rapport, eh, statte accort, che poi o vengo a sapere o stess!” non mancò di avvisarmi. Sempre vigile, Tecky infatti, non solo comunicava telepaticamente, ma captava al volo tante situazioni. La sua capacità lo portava a conoscere anche le parole che avrei usato nel redigere il rapporto. “Tutte a me devono capitare!”, pensavo. Ad un certo punto mi drizzai in piedi e corsi ad aprire il balcone; una nauseabonda puzza da “camera a gas”, aveva invaso improvvisamente la stanza. –“Eh uagliò mi devi scusare, la puzza che senti lo provocata ie, eh me scappano le puzzette, sarà il materiale di quest’osso, non posso farci, nulla!”—“Accidenti e di cosa è fatto st’osso? Ti senti bene, vuoi che ti porti dal veterinario? Famme sentire il pancino, vediamo se è duro o morbido!”—“ Ehh piano Tony, ca me preso, po nu pallune, poi non lamentarte se me esce aria puzzolente, vabbò?” e non fece in tempo a dirmelo che un’altra bomba ancora più puzzolente, mi investì così intensamente da costringermi a fare una doccia.-“ Ehh come siamo esagerati! E che sarà mai nu poco e puzza! C’è stanno pure tutte cose aperte! Piuttosto se hai finito di scrivere il rapporto, s’è fatta pure ora de magnà, e buttando fuori tutta st’aria, me venuta a famee!” Oh fatt a doccia, mho ca poi me devi mettere la cena na ciotola e te devi preparare la cena pure tu! Giornata pesante anche per te”. Finita la cena, io e Tecky andammo a prendere un po’ d’aria fuori. Dopo aver fatto i suoi bisogni in giardino, mi si accucciò accanto, finendo di sgranocchiare quel poco che restava dell’osso che si era degnamente meritato.

Il tempo passa veloce e così mese dopo mese, Tecky era già divenuto un bel cagnone, di un anno e mezzo. Inutile dire che i suoi successi e i miei crescevano di pari passo. Come con Ira, la mia carriera di poliziotto andava a gonfie vele. Ed eccomi capo ispettore e responsabile della mia squadra. Praticamente il braccio destro del mio capo!

Il calore del sole, l’aria tiepida, la luce diffusa preannunciano già l’arrivo della bella stagione. Io e Tecky approfittammo delle belle giornate per trascorrere qualche ora di libertà a mare, stare in spiaggia, a giocare con l’acqua. Proprio in uno di questi giorni decidemmo di scendere al litorale; purtroppo il mare, a causa del vento era animato dai cavalloni, motivo per cui, solo poche persone prendevano il sole. Mentre stavamo giocando a rincorrerci, vidi che ad un certo punto Tecky si bloccò e successivamente si diresse verso il mare aperto. A nulla valse il mio chiamarlo a squarciagola, comandandogli di tornare subito a riva. In quegli istanti così concitati, mi assalirono il terrore e l’angoscia di perdere anche lui. I cavalloni alti e bianchi mi impedivano di localizzarlo. Finalmente lo vidi riemergere e venire verso la riva, trascinandosi dietro qualcosa. Giunto in prossimità della battigia, mi resi conto che era una donna. Mi buttai subito in acqua! Presala in braccio, mi adoperai subito per distenderla sulla mia asciugamano. Tentai di rianimarla con la respirazione bocca a bocca e i dovuti massaggi cardiorespiratori. Per fortuna Tecky, era riuscito ad evitare il peggio. Dopo esser rinvenuta, la donna aprì gli occhi ed ebbe un sussulto nel vedermi. Compresa la situazione cercò di rasserenarsi, prese coraggio e mi ringraziò. Il grazie, ovviamente ancora una volta era rivolto più a Tecky che a me.-“Grazie ad entrambi, se non fosse stato per il suo cane, sarei morta annegata! Stavo facendo una nuotata, come d’abitudine, però non mi sono accorta in tempo del peggioramento delle condizioni del mare; precipitosamente la corrente mi ha impedito di tornare a riva. Ormai esausta, non mi sono resa conto che stavo annegando, quando il suo cane, avvertendo il pericolo, è corso a salvarmi! Ero talmente stanca, che ho avuto l’impressione che possa avermi parlato, dicendomi di abbracciarlo per portarmi a riva! Incredula per la stanchezza sono svenuta. Mi ha trascinato lui, non so come!” Le chiesi allora: “Come si sente adesso? Riesce a dirmi il suo nome? Lui si chiama Tecky ed io Tony! In verità le ha parlato, però telepaticamente, ma è un discorso che le spiegherò dopo con calma, adesso è importante che si riprenda! Mi scusi, ho dovuto farle la respirazione bocca a bocca per farla rinvenire. Sono un poliziotto addestrato anche al primo soccorso!”—“ Beh, che dirti, grazie! Sono stata fortunata! Sei anche un bel ragazzo!Il mio nome è Jole, diminutivo di Jolanda! Anch’io ho una cucciola della stessa razza del tuo cane, non l’ho portata con me, perché non saprei a chi lasciarla in spiaggia incustodita, mentre vado a farmi la nuotata! Lui quanti anni ha?.-“Eh, la prossima volta, portala, che le farò compagnia io!” si lasciò andare Tecky.-“Ma sei ventriloquo? Ho risentito la stessa voce di prima, allora non era impressione mia! Complimenti riesci a far sentire a distanza quel che dici, senza parlare!”—“No, no, non è come pensi, è lui a parlarti telepaticamente e tu la percepisci come se ti stesse parlando una persona! E’ da quando era cucciolo che comunico con lui! Inizialmente anch’io credevo di essere pazzo, poi fu lui stesso a spiegarmi tutto! Adesso ha un anno e mezzo e collabora con me nelle operazioni di polizia, come agente scelto! E’ già pluridecorato, pur essendo ancora un cucciolone!”—“Fatemi conoscere sta cucciolona e mho te faccio vedè io sò ancora nu cucciolone!!”—“ Shh, che può sentirti, non fare il cafone, sii galante! Non te le ha insegnate tua madre le buone maniere, oltre a comunicare telepaticamente?” lo richiamai a bassa voce.-“Complimenti! Magari anche la mia riesce a comunicare allo stesso modo del tuo, forse non so brava come addestratrice cinofila! Stasera siete impegnati voi due? Che ne dite di andarci a prendere una pizza? Porto anche la mia, così faranno amicizia!”. Tony rispose: “Siamo liberi! Accetto con piacere l’invito ma non so se sia il caso! Sarà difficile gestire due cani come loro, oltretutto se la tua è femmina e il mio maschio, insomma, comprendi, non vorrei che…!” La frase non fu completata per l’intervento di Tecky che proruppe:“Aooo, Tony, nun fare u strunz! Tu puoi uscire cu sta bella uagliona, ed io no? L’ha detto pure lei, di uscire in quattro! Sta sereno, ca nun te faz fare na brut figura! Forza, dai ca staser s’empiatt!!”– ! Piuttosto imbarazzato Tony disse: “Ahhh già cominciamo bene e mi dici, che non mi farai fare brutta figura! Statte calmo tu, che se fai così, non ti ci porto davvero!” rivolgendosi poi a Jole rispose: “Ok, ci saremo! Però scegliamo un posto dove tenerli d’occhio e ben legati al guinzaglio, affinché non possano fare danno!”Jole rispose: “Ok ora devo andare, altrimenti i miei staranno in pensiero e devo far fare i bisogni a Ira!”..-Stupito all’udire quel nome Tony disse: “Ira? Anche la mia precedente cagnolina si chiamava cosi! E’ una storia dolorosa, che ti racconterò stasera! Ok, a dopo, è stato un piacere conoscerti, anche se in modo cosi burrascoso!”. Jole già ripresasi dall’incidente, alzandosi per incamminarsi verso casa rispose:“Anche per me! Ci vediamo dopo, ciao!”. Tecky da gran ruffiano le rispose: “ Cia bella uagliona, grazie per i complimenti, a stasera!” —Ciao! Grazie a te per avermi salvato, stasera ti presenterò la mia Ira, a dopo!” le rispose Jole, ironicamente.—“ Hai visto Tony, come si fa chi bel uaglione! Chilla è già bell e cotta di te! Stasera dai l’affondo, ca ci sta, sent a me!!”-“ ti ho detto di non fare il cafone e stare al tuo posto, sereno e tranquillo, intesi? E poi so io come fare con le donne, tu pensa alle tue simili!” Lo richiamai scherzosamente, dandogli una pacca sul dorso, mentre saltava in macchina, per tornare a casa.

Giunta la sera, mentre mi preparavo, lo vedevo super eccitato ed impaziente. “ Hey Tony, sbrigati, finiremo col fare tardi! Ancora la barba ti devi fare! O maronna do carmine, datte na mossa, ohhh!!” mi diceva mettendomi fretta.“ Oh, fai presto a lamentarti tu, ti è bastata una spazzolata al tuo pelo corto, già bello lucido, un po’ del tuo profumo per cani e sei bello e pronto per il tuo incontro! Tranquillo ci arriviamo, ho quasi finito!” gli risposi. Lui riprese animatamente a dirmi: “Hey ma come te sei conciato? Sembri un damerino dell’800, ma famme il favore, va!” Tu così con me non ci esci al primo appuntamento galante! Che te devo dir pure come vestirti, con una donna come quella? Ma l’hai vista bene? Mi sa che tu de femmene nun ne capisci n’emerita mazz!! Camicia, jeans e un giubbino leggero, oppure nu maglioncino de cotone, na giacca sportiva, daii, e poi so io a farte fa brutta figura!” Mi resi conto che aveva ragione. Ma non volevo dargli sazio, così gli risposi:“ Anvedi questo ohh, pure come me devo comportare e vestire me deve dì! Ok, in effetti hai ragione, troppo classico non va, mi sento più a mio agio senza cravatta e giacca! Mi cambio subito, dai!” Approvato il mio look mi disse:-“ Okkkeyy uagliò, cosi può andare, dai montiamo in macchina! A quest’ora sulla Tuscolana ci sarà un casino bestiale, dobbiamo attraversare tutta la città ed entrare in centro! Te rendi conto a che ora ci arriviamo?” Gli risposi sorridendo dicendo:“Tranquillo, tu non lo sai questo però sulle donne! Non esiste donna che sia puntuale, quindi saremo puntuali!”—“Mah se lo dici tu! Ti ricordo che porta Ira con sé e noi cani siamo molto più precisi e meticolosi di voi umani, uomini o donne che siate! Sicuramente anche lei le starà mettendo la stessa fretta che ti sto facendo io per uscire puntuali, e quando ci mettiamo noi, la spuntiamo sempre! Menomale che sono intervenuto io nel farti vestire adeguatamente ed uscire da casa! Eccole là, che ti dicevo? La prima brutta figura da cafone l’hai fatta tu arrivando dopo di lei, e hai coinvolto indirettamente me, bell’amico!”. Giungemmo puntuali al luogo dell’appuntamento. “Dai scendiamo e andiamogli incontro, mi raccomando sereno e tranquillo Tecky! Il guinzaglio te lo devo mettere, altrimenti non ci fanno entrare nel locale! E’ già tanto che accettano i cani!”. Gli andammo incontro. Garbatamente ci salutammo. Jole fece le presentazioni ufficiali: “Ciao, lei è Ira. Lui è Tecky, sai mi ha salvato oggi al mare, si è buttato tra le onde e mi ha riportato a riva! Ciao Tony, che eleganza, hai proprio buon gusto!”. Sentendo pronunciare questa frase, Tecky ebbe un improvviso colpo di tosse..-“Ciao Jole, siete meravigliose entrambe, bellissime davvero! Tecky ha fatto capire d’essere d’accordo e pure la tua Ira sembra essere attratta dal mio cucciolone!”—“Bene ci accomodiamo dentro? Seduti si dialoga meglio, soprattutto davanti anche a un buon boccale di birra e con le pizze. I nostri cani se ne staranno acquattati tranquilli accanto a noi! Dopo li porteremo a fare una passeggiata nel parco qui vicino!”. Jole rispose di si e ci sedemmo al tavolo, pronti a condividere quella serata. Cominciammo a parlare. Jole mi chiese:“Mi dicevi oggi che il tuo cane ti parla telepaticamente? Fantastico! Come te ne sei accorto? Mi hai accennato pure che avevi un altro cane, che hai perduto tragicamente!” –“Si è successo durante una operazione di polizia; ha evitato che lo scoppio di una bomba uccidesse me e la mia squadra! Ecco questa è lei, in questa foto, ha il fazzoletto del 1֯ distretto a cui appartengo! Fu il nostro dirigente a regalarglielo, non ebbe la possibilità di usarlo! La tragedia si consumò l’indomani. Non poté neppure godersi l’appartamento che i colleghi di Roma ci avevano gentilmente procurato.Sei mesi dopo arrivò lui. Lo condusse da me il mio capo, con l’obiettivo di addestrarlo bene come avevo fatto con la mia principessa! Inizialmente ero titubante, per la razza, temevo che non fosse adatta al nostro lavoro. Lui fu convincente sin dal primo istante. Mi accorsi,con meraviglia, che poteva parlarmi. Mi spiegò che fu sua madre ad istruirlo sulla comunicazione telepatica dei cani con gli esseri umani!” .

Ad un certo punto si sentì una voce che disse:-“ Jole, tesoro, pure io, sono capace di parlarti. Temevo che ti spaventassi! Adesso che sai di questa mia capacità potremo anche noi comunicare più velocemente e chiaramente! E’ stato Tecky a darmi coraggio convincendomi di parlarti! E’ un tesoro, un vero gentledog!”. Con grande meraviglia la ragazza rispose: “Ira, anche tu? Fantastico! Che meraviglia, dovevo incontrare voi due, oggi, perché mi si aprisse un nuovo mondo!”—“Dicono che nulla avviene per caso! Tony ed io avevamo bisogno d’incontrare due meraviglie come voi! “. Intervenne allora Tecky: “Avete finito di mangiare la pizza? Vorremmo sgranchirci le zampe! Sono due ore che stiamo fermi qui, ci siamo rotti il…beepp!”-Si si, ok, hai ragione, fa pure caldo- disse Tony- vado a pagare il conto e andiamo”.

All’uscita dal locale il gruppo incontrò il questore con la consorte. –“Buonasera signor questore!” salutò cordialmente Tony. “Buonasera, ispettore, buonasera Dottoressa Donnarumma! Non sapevo che vi conosceste, anche se la fama di questo bel poliziotto comincia a crescere a dismisura, insieme a quella del suo nuovo collega a quattro zampe!”—Si dottore! Ci siamo conosciuti stamattina proprio grazie a Tecky! Ero andata a fare una nuotata non rendendomi conto delle immediate cattive condizioni del mare, la corrente mi ha impedito di tornare a riva, stavo per annegare! Per fortuna è arrivato lui prestandomi prontamente soccorso, così stasera per premio, gli ho presentato la mia Ira! Chissà se stando insieme a lui, anche lei non riesca a diventare un’ eroina!. Rallegrato il questore disse: “Beh auguri a tutti quanti! Noi adesso dobbiamo andare!” Salutammo il questore e la moglie e ci dirigemmo verso il parco. Non ebbi neppure il tempo di formulare la domanda che Jole mi disse: ” Ho capito dal tuo sguardo, cosa vuoi dirmi! Sono la nipote del dirigente del 1֯ distretto Ciro Donnarumma! Lui è mio zio! E’ tutto per me, mi ha cresciuta e ha provveduto alla mia istruzione, fino a farmi diventare PM come mio padre! Lui morì d’infarto quando avevo ancora 12 anni. Sono l’unica figlia e nipote, cosi mi prese con sé!”. Le chiesi: “E tua madre, non ne hai parlato? E’ morta pure lei?”—“No no è viva! Abita con me e con mio zio! Non è una storia di cui mi piace parlare, però ormai provo a dirtela per sommi capi! Mio padre morì d’infarto, perché scoprì che mio zio era l’amante di mia madre! L’aveva sempre sospettato, però scoprirlo a quel modo gli fu fatale!”- Allora io dissi: “Caspita! Nonostante tuo zio, sia stato la causa della morte di tuo padre gli sei così affezionata? Mi rispose:“Lui non c’entra, non ha colpa! E’ accaduto tutto per caso! Quando successe, mio zio non conosceva mia madre, sapeva che fosse la promessa sposa di suo fratello. Solo pochi giorni prima delle nozze seppe che si trattava del fratello del suo futuro marito. Mia madre è di Roma, ma viveva a Milano. spesso veniva a trovare i suoi. Lei e mio zio si conobbero sul treno per caso! E quando interviene il Caso non si può far nulla per evitarlo! S’innamorarono! Mia madre tornò diverse volte a trovarlo. Poi interruppe il rapporto perché scoprì di essere incinta di me e sposò a Milano mio padre!”. Confuso dissi: “Un momento! Al matrimonio, doveva esserci pure tuo zio. Si accorse lì che la donna che amava era la moglie di suo fratello!” Con calma Jole, capendo la mia reazione, mi rispose: “ Si certo, infatti lui, non volle più vederla. Per non cadere in tentazione, si face trasferire in diverse sedi! Fu una fuga continua da mia madre, la quale sapeva che la bambina in grembo era il frutto del loro amore! Questo non lo sa nessuno, è un segreto! Tienilo per te, mi raccomando!”. Io le risposi: “ Certo, sto restando basito a sentire la tua storia!”. Jole continuava a raccontare la vicenda: “Mio zio si è sempre comportato da gentiluomo, onesto e leale, sia verso suo fratello sia verso mia madre! Non posso dire che mia madre non abbia avuto colpa. Anche mio padre ha sbagliato, è stato un marito poco presente anche per via del suo lavoro di magistrato dell’antimafia. Per tutelare la sua famiglia, stava lontano. Purtroppo questa condizione ha portato alla fine del rapporto con mamma che era sempre più presa dall’altro fratello. Si sono rincontrati dopo anni, nuovamente per caso. Nonostante l’impegno non sono riusciti a resistere alla tentazione! L’amore passionale nato precedentemente si era riacceso in modo imprevedibile! Mia madre, seppe in quale città mio zio prestava servizio e gli fece una sorpresa per dirgli che stava lasciando suo fratello e per essere liberi di vivere il loro amore! Invitò allora a sua volta mio zio a casa. Mio padre quella sera non doveva rientrare a casa, essendo impegnato col lavoro. Sta di fatto che ad un certo punto tornò senza preavviso a casa, probabilmente per prendere dei documenti che aveva dimenticato. Io dormivo dalle mie amiche. Al suo rientro mio padre trovò i due a letto! Seppur consapevole d’averla persa da tempo, nel vederla insieme a mio zio in quella situazione, ebbe un’emozione così letale da procurargli un infarto fulminante! “ Per uscire da quella situazione imbarazzante mi disse: “E tu? Parlami di te adesso!”. La assecondai rispondendo:Io, provengo da una famiglia tradizionale: mia madre è casalinga, mio padre è poliziotto, ormai in pensione! Ho una sorella che come me ha intrapreso questa stessa carriera. I miei non volevano che diventasse poliziotta ma era nel corredo genetico! Quando lei si è arruolata dopo di me, io avevo già deciso di frequentare l’accademia di polizia con l’obiettivo di diventare agente scelto, con diverse specializzazioni. In tutto questo ebbi un grande aiuto dalla mia prima fidata amica pelosa! Un cane eccezionale! Mi capiva al volo e sapeva farsi capire! Uno splendido esemplare di pastore tedesco che vidi, in un allevamento specifico, dove preselezionano i cani da destinare alla scuola cinofila di polizia! Volevo averla a tutti i costi, destinando a lei il mio primo stipendio, ma i miei genitori, vedendo in me quel desiderio, vollero regalarmela. Da lì poi è stata sempre con me! Da Milano, per merito suo, ci siamo trasferiti qui a Roma. L’ultima sua missione è stata reperire, in un quartiere popolato da immigrati dediti al commercio di droga, un grosso quantitativo di cocaina. I malviventi non aspettandosi la retata, si misero a sparare all’impazzata verso di noi, cercando di disperderci e recuperare la droga sequestrata! Uno di loro ci lanciò contro una bomba a mano, di quelle classiche, usate dall’esercito. Ira, si chiamava come la tua! Con coraggio si lanciò sulla bomba, la prese in bocca e scappò via lontano da noi, cosciente di sacrificarsi, per salvare tutti noi! Recuperammo pochi brandelli di lei, riuscendo a trovare qualche pezzo del fazzoletto che aveva nella foto! Ebbe funerali solenni come un agente che si rispetti, perché morì da eroina, adempiendo al suo ruolo di poliziotta! Sei mesi dopo, tuo zio mi regalò Tecky! Sul pedigree è registrato Tequila, ma ho preferito abbreviarlo cosi. Suona meglio e gli sta a pennello!”. Con uno splendido sorriso mi disse: “Io veramente, volevo conoscere qualcosa di più della alla tua vita privata! E’di te che m’interessa sapere! Son voluta uscire con te per conoscerti meglio”. Spaesato risposi: —“Sono single, non ho avuto tempo per pensare a qualcosa di serio! Ho pensato alla carriera! Non tutte quelle che ho conosciuto, amavano i cani! Sono state per lo più avventure di qualche settimana! Ira la gelosona, ce la metteva tutta per farle scappare prima che potessi capire se andavano bene o no! A modo suo voleva sgomberare il campo da persone inadatte a me! Adesso è diverso! Mi sento pronto per un legame più stabile e duraturo. Non ti nascondo che bella, intelligente, single, impegnata , amante dei cani e con un cane della stessa razza di Tecky, potresti essere la compagna perfetta per me” e d’istinto, prendendole il viso tra le mie mani, la baciai. Lei non si ritrasse e ricambiò passionalmente il mio esuberante bacio. Di sott’occhio, notai strani movimenti di Tecky con Ira, che mi facevano capire, che anche lui stava dandosi da fare con la cagnolina già, molto prima di me. Tornammo a casa mia e passammo la notte insieme. L’indomani trovammo i due cagnoni anch’essi avvinghiati amorevolmente nella cuccia. Preparai la colazione per Jole e gliela portai a letto, svegliandola con un bacio e una carezza. Ero felicissimo! Tecky, col suo salvataggio, mi fece conoscere quella splendida sirena, l’altra metà della mela che da tempo desideravo trovare per completare la mia vita. Con questo splendido pensiero le dissi: -“Buongiorno, amore, ti ho preparato la colazione! Come stai? Ci credi ai colpi di fulmine?”Vedendosi svegliata così Jole disse:“ Buon giornooo! Ohh che bello, grazie, amore sei un tesoro! Neppure mia madre mi ha mai portato la colazione a letto, dandomi un cosi dolce risveglio, come mi hai dato tu! Si, è successo che lo stesso fulmine ha colpito me quando ho aperto gli occhi e mi sono accorta che mi stavi baciando, svegliandomi dal mio torpore! Voglio che entri a far parte della mia vita, voglio presentarti a mio zio che già lo conosci. A mia madre sono sicura che piacerai…e tutto questo se non hai nulla in contrario!” Mi chiese titubante fissandomi con i suoi bei occhioni di cerbiatto.

Ad un certo punto intervenne la voce dispettosa di Tecky che disse: –“Uèè Tony, adess stai proprio inguaiato! Non per la sua richiesta ma perché si proprio innamorate! Ahahahah, mentre ci sei, fai mangiare pure a noi? La mia uagliona qua tiene fame, e pure io, che ho avuto una notte frenetica!!”. Togliendomi dall’imbarazzo dal dare una risposta così importante risposi a Tecky: “—Ohh Buon giorno ecco l’altra felice coppia che si è svegliata e reclama già di mangiare! Ok, ok, ve la porto subito!” Preparai la colazione per i due prendendomi tempo per pensare a cosa avrei dovuto rispondere a Jole. Così dissi: “Amore arrivo, sto facendo altro caffè e vengo a letto a parlarne.—“Sei certa che non sia troppo presto? Ci siamo conosciuti ieri e subito abbiamo deciso di fare progetti. Come pensi la prenderà tuo zio, nonché il mio capo? Io sono felicissimo di questa cosa! Se questo può farti felice, farà felice pure me! Occorre prudenza ma sono pronto ad affrontare il mio capo, come futuro suocero, perché pure io sono certo dell’amore che provo nei tuoi confronti, scoppiato in me come un tuono, dopo il fulmine che mi ha folgorato!”—“ Ohh amore, che dolce che sei, io seguo sempre il mio istinto! Ho colto subito nei tuoi occhi la dolcezza dell’uomo che cercavo, oltre alla serietà e lealtà! Non temere, andrà tutto bene, tu che affronti rischi e criminali, di ogni genere, non penso non saprai come affrontare mio zio, da una prospettiva diversa, da quello del lavoro!”. Con un ghigno scherzoso Tecky disse:“ Tony, vai tranquille che ormai sii inguaiate forte.. e pure ie, me sa che ho trovato già moglie al primo incontro! T’aiuterò io cosa dire, ma tu basta che ascolti u core tue, che le parole ti verranno facili facili, sent a me!! Ahaha!”

Dopo questa decisione concorde andammo da Jole . Ella, aprì il portone ed entrammo a casa. Il dr.Donnarumma, stava seduto nel salotto a leggere il giornale; la mamma di Jole, era intenta a preparare un dolce in cucina.—“Mamma, zio, devo presentarvi una persona, e non solo, dobbiamo parlarvi, anzi lui vi deve parlare!”—“Buongiorno, piacere Rosalba! E’ la prima volta che Jole ci porta un ragazzo a casa, sono contenta per lei, la vedo sempre sola!”—“Mamma ti prego!”. Le disse sottovoce. Allora intervenni io presentandomi: “Piacere mio signora, Tony Ranieri, e lui è Tecky, il mio collega a quattro zampe! Pur essendo un cucciolone è già pluridecorato! ”Meravigliata Rosalba disse:“Complimenti, ma il merito dev’essere pure suo se ha ottenuti questi successi, l’avrà addestrato a dovere!”. Risposi: “Grazie, signora, io ho fatto ben poco, pare che abbia un suo talento innato, nel fare il poliziotto!”. Rosalba mi prese subito a benvolere. Ci disse: “Jole, accomodatevi nel salotto, c’è Ciro che sta leggendo il suo giornale! Io vi raggiungo subito!”. Jole si rivolse a lei in cerca di supporto con queste parole: “Ehm, si mamma, ma vorrei che ci raggiungessi al più presto, Tony, vorrebbe dire una cosa ad entrambi!” La signora ci guardò, capendo già di cosa si trattasse e non rispose neppure, fece solo segno che ci avrebbe raggiunti a breve.

Sapendo che non sarebbe stato facile comunicare l’inizio della relazione allo zio/padre, Jole timidamente gli si avvicinò dicendo: –“Zio Ciro, buongiorno, c’è una persona che vorrebbe salutarti e parlarti di una cosa seria!”-“Buongiorno, dr. Donnarumma, mi scusi il disturbo! Non sono qui per motivi di lavoro, bensì per un altro motivo altrettanto importante!”.—“ Oh, buongiorno a te Tony, quale disturbo, è un piacere la tua visita, dimmi tutto, di cosa si tratta? Non sapevo che conoscessi la mia adorata Jole, è come una figlia per me!”. Approfittando di queste parole, presi coraggio stringendomi vicina Jole e dissi: “ Vi sembrerà assurdo, quel che sto per dirvi, ma quando accade, nessuno può spiegarlo, anche se il tutto avviene in modo repentino e in poco tempo, come un fulmine a ciel sereno!”. Preoccupato, ascoltando quella premessa Ciro Dommarumma disse: “Che vuoi, dire? E’ accaduto qualcosa a Tecky? Non ti saresti precipitato qui altrimenti, se non per qualcuno a cui tieni in particolar modo, come la tua Ira, e ormai siete come padre e figlio!”-“No dr. Donnarumma, Tecky, sta benissimo, anzi più che bene. In questo momento è in compagnia di Ira, nel giardino! Si Tratta di noi, di me e Jole, ci siamo conosciuti ieri mattina al mare, è stato Tecky, l’artefice del nostro incontro fortuito! Jole era in difficoltà tra le onde e lui l’ha salvata! E’ stato un colpo di fulmine tra noi, come le dicevo, e ieri sera siamo stati a cena. Abbiamo notato un’intesa immediata! Abbiamo un sacco di cose in comune dal lavoro all’amore per i cani, e ci siamo accorti di esserci innamorati. E’ cosi! Si sembra una cosa azzardata, chiederle la sua mano, e il permesso di sposarla, in così breve tempo, ma non sempre l’amore spiega ciò che a noi può sembrare impossibile” gli dissi tutto d’un fiato, osservando il sorriso soddisfatto e felice di Jole, e quello tra lo esterrefatto, ma non tanto imbrunito di Ciro e la madre di Jole. In imbarazzo Ciro Donnarumma disse: –“Sinceramente non so che dirvi, sono nello stesso tempo felice ed incredulo! Di te mi fido, hai già dato prova di essere un uomo, leale, onesto e disponibile e sveglio sul lavoro! Non saresti mai venuto ad esporti così, se non ne fossi sicuro di quel che provi, ed hai ragione, l’amore si deve accettare così, come viene! Sono contentissimo d’averti anche nella mia famiglia! Anche noi, abbiamo vissuto e tutt’ora viviamo la stessa passione, nata così, senza che lo volessimo, come non capire e approvare ciò che si è vissuto in prima persona! Basta la frazione di un fulmine per capire che quella è la persona giusta! Possono passare anche decenni, senza che l’uno sappia mai veramente mai chi fosse l’altro, seppur vivendo insieme! Possono frapporsi altre persone, ma alla fine l’altra metà della mela è destinata a ricongiungersi! E poi vedo che anche mia nipote, per come tiene stretta la sua mano alla tua, è ben sicura e determinata, in ciò che vuole!” rispose, sorridente. La madre di Jole, annuendo alle parole del compagno aggiunse: —“Avete già deciso quando sposarvi? Jole le rispose:“ No, mamma, volevamo solo rendervi subito partecipi, del nostro amore, scoppiato cosi, come l’avete vissuto voi. Voglio iniziare la mia vita con lui! Ho ritenuto giusto raccontare a Tony della vostra storia, per evitare dei malintesi e incomprensioni su di voi, certa che avreste compreso la nostra decisione! E anche per metterlo alla prova, tastando come avrebbe reagito!”—“Certamente, tesoro, tranquilli, se hai ritenuto ciò, siamo d’accordo con te! L’amore, quello vero, come il nostro e il vostro, merita di essere vissuto! E’ giusto condividerlo con chi è felice per voi e noi lo siamo!” disse sua madre con la felicità stampata in viso.—“Restate a pranzo ovviamente, dobbiamo festeggiare!” replicò subito anche Ciro. Quest’ultimo prese da parte Ciro dicendogli: “ Ho anch’io da farti una confessione! Ho amato sin da subito il tuo cane Ira, a cui mi ero così tanto affezionato. La sua morte mi ha fatto soffrire. Non appena ho avuto la possibilità di avere tra le mani un cucciolo speciale come Tecky, ho pensato a te, ho voluto donartelo per riempire il vuoto che lei aveva lasciato nella nostra vita. Ho chiamato Ira l’altro cucciolo che ho voluto donare a Jole proprio per non dimenticare mai la tua eroica cagnolina! Ora sono felice che il Caso abbia voluto questa unione!”.

Con tono irriverente intervenne Tecky dicendo:–“Hee, gente, anche noi abbiamo da festeggiare il nostro fidanzamento! Abbiamo fatto bingo tutti quanti! Due coppie sono nate in un colpo soloo! Tony con Jole ed io con Ira! Mho, fatto proprie na bel famigliola, tutti felici e d’accordo! Allora che ci fate mangiare,uè!” intervenne Tecky, insieme ad Ira, facendosi vedere, scodinzolando nel salone, leccandosi a vicenda. –“A quanto pare Cupido, aveva la faretra piena di frecce e si è divertito a scagliarle tutte! Anche i cani hanno avuto lo stesso colpo di fulmine! Meglio di cosi, non poteva andare!” Esclamò Ciro, nel vederli arrivare insieme, mentre si scambiavano continue coccole e leccate sui musi.

Trascorsero pochi mesi, per organizzare il matrimonio. Ira e Tecky ebbero la loro prima cucciolata. Tecky, da bravo papà era nervoso e impaziente, ogni volta che gli annunciavano l’uscita di un cucciolo e gli comunicavano il sesso, abbaiava di felicità e si strofinava contro di me.-“ Hey Tony, hai vist che so bell, i me uaglioni, so tutti me, uguali, stesso muso, robustezza, maronna me che so belli!! No sapevo che si provava na gioia simile!”—“ Felicitazioni Tecky, adesso hai una grossa responsabilità, non se più single! Non puoi più sbavare dietro ad ogni cagnetta che passa! Hai una famiglia sulle spalle, e dovrai essere più prudente pure sul lavoro!”—Mhoo, sent chi parla, vedremo, cosa farai tu appena nasce a creatura tua! Pure tu adesso a star chiu accort, perché teni pure nu magistrate come moglie, chilla te fa novo, ahahah! Grazie per le felicitazioni, ricambierò a mia volta!” rispose Tecky.

E venne il giorno del matrimonio! Tutti pronti davanti alla chiesa, in posa per le foto ricordo, ad attendere l’uscita degli sposi. I due mastini, di cornice, stavano seduti davanti agli sposi con tutta la cucciolata al seguito, l’uno sull’altro e sempre in movimento. Mai giorno credo fu così felice per tutti noi!

Una storia così, credo non l’abbiate mai letta. V’assicuro che, a distanza di anni, non è cambiato nulla! La famiglia si è  solo allargata! C’è una nuova casa molto grande, con un ampio parco per tutti i cani che sono impiegati in diversi servizi insieme a Tecky, ancora arzillo e attivo. Io e Jolie abbiamo due bambini, un maschietto e una femminuccia. Non sappiamo quale direzione prenderà la loro vita, intanto ci godiamo questo splendido presente e loro finché sono piccoli, consapevoli di essere protagonisti di una vicenda dove il Caso ha reso possibile ciò che pareva impossibile!     

                                                                                                                                           

 F I N E

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