Descrizione
Prefazione
Leggere il romanzo, “Indietro nel Futuro – Atti d’Amore e Surreali Percezioni” di Antonio de Lieto Vollaro, è stato come essere in “battaglia”. Una battaglia in cui la necessità di un rapporto razionale con le parole viene soppiantata dal piacere di lasciarsi trasportare dalla fantasia che, senza darmi tregua, tenta di prendere più volte il sopravvento.
Nel leggere alcuni periodi mi è più volte sorta spontanea la riflessione che Antonio volesse anticipare, con le parole, come d’altra parte hanno fatto molti autori prima di lui (soprattutto quelli fantascientifici) ciò che in un futuro abbastanza vicino potrebbe rivelarsi realtà. In particolare sono rimasta sbalordita dalla descrizione che l’autore fa, sottolineandone tutte le peculiarità, dei mutamenti sia “temporali” sia “fisici” che si verificano in alcune circostanze imbrigliando l’immaginazione dei comuni mortali, come me, tra le maglie della sua fantasia. E, cosa sbalorditiva, lo fa conservando le caratteristiche umane con le sue paure e le sue debolezze, la sua curiosità e le sue aspirazioni, i suoi pregi e i suoi difetti narrati, sempre, nel rispetto della persona.
Pur affermando sentimenti “forti” de Lieto Vollaro si serve di “parole pulite e sincere” da cui traspare il senso di responsabilità che caratterizza chi, nella vita, si è posto come obiettivo primario l’abbattimento dello sfruttamento esercitato sui minori e di migliorare le condizioni di vita per tutti. Come un artigiano, certo della qualità della sua produzione, Antonio assembla le parole con l’equilibrio del cesellatore che, prima di costruire il suo pezzo, ne scompone e ricompone i singoli segmenti che concorrono alla realizzazione della foggia desiderata.
Lo fa sempre, sia quando descrive l’avventura spaziale che fa vivere ai protagonisti momenti di ansia, sia quando ci racconta della coppia che torna sui luoghi che hanno assistito al loro primo incontro. Lo fa quando a parlare è il padre “lo scienziato super” e quando ci descrive l’irruenza di giovani “superdotati” o, in quanto fa dire a Luigia, madre turbata da realtà sconvolgenti. Qui sta, secondo me, la forza del suo romanzo che, come succede con le storie fantasiose di Gianni Rodari o, quelle dolorose di Pier Paolo Pasolini, ci catturano in una trappola che costringe il lettore a mantenere, nonostante il sonno, gli occhi aperti per conoscere l’esito della storia.
Realistica m’è parsa anche la parte dove racconta dell’amico, creduto morto arso vivo, che spiega la metodologia impiegata dall’équipe medica per ricostruirgli l’epidermide inducendomi a un parallelismo con quanto avvenuto con il dibattito, a cui non eravamo preparati, sulle “cellule staminali”. Con noi divisi da preconcetti e incapaci di analizzarne i possibili benefici per l’essere umano, esso si è concluso con la negazione di “un aiuto possibile” verso chi soffre e l’atroce dubbio che, forse, non abbiamo fatto la scelta migliore.
Altrettanto realistico m’è sembrato il passo relativo ai giovani e al loro modo di intervenire contro la banda di studenti strafottenti che mi ha fatto riflettere sul fenomeno del bullismo terribilmente in crescita anche nel nostro Paese.
E cosa dire della metafora con cui Antonio paragona il trascorrere del tempo in una ‘cerniera lampo’ “… man mano che va chiudendosi, copre dietro di sé, punto dopo punto, tutti i ricordi, conservandoli dentro di noi insieme alla spensierata giovinezza. E, come capita a qualunque zip di una comune cerniera lampo, s’inceppa ogni tanto, ma basta un atto d’amore per lubrificarla e far sì che la vita scorra serena per tutti…”.
Qui ritrovo l’Antonio “Poeta” che ho conosciuto. L’artista che ama caratterizzarsi per la sua “Sicilianità” e per il suo modo di scrivere che solo un poeta può fare.
Paolina Carli
Note dell'Autore
Noi siamo soltanto,
una matita nelle sue mani
(Madre Teresa di Calcutta)
Sono trascorsi ben cinque anni dalla pubblicazione del primo volume. Un periodo intenso e intriso d’eventi straordinari succedutesi velocissima-mente. Una divagazione temporale della mia vita in cui si sono integrati avvenimenti che mai avrei immaginato di poter vivere in prima persona: “la realizzazione di entrambi i miei due sogni”. Iniziai timidamente a scrivere i capitoli del primo volume che, successivamente, pubblicai con un editore locale. In seguito, grazie al ricavato delle copie vendute, costituii l’associazione onlus T.A.T.A A.M.I.C.A. (nata per creare un fondo d’emergenza al fine di sostenere i costi sanitari d’interventi chirurgici di trapianti o di sinistri dei quali sono vittime i bambini, in particolar modo quelli indigenti, al fine di abbreviarne i tempi d’attesa, con appelli per mezzo dei mass media e giornali). Due sogni utopici realizzati grazie alla mia fede in Dio, alla mia caparbietà e determinazione nonché a tanti amici che mi sono stati vicini il cui aiuto si è rivelato essenziale per il raggiungimento degli obiettivi che mi ero prefissato.
Con il mio primo volume (A.M.I.C.A TERRORE TELEMATICO) ho voluto far rivivere principi morali persi nel tempo sottolineando che la violenza “nuda e cruda” chiama altra violenza. In questo volume, invece, ho voluto descrivere momenti particolari, collegati tra loro da un sottilissimo filo logico, vissuti, anche se in modo differente, da persone diverse per età, sesso religione, razza e nazionalità. Non mancano suspense e momenti tragici, miscelati da altrettanti istanti dolci e romantici. Augurandovi una buona lettura, lascio a voi scoprire quale possa essere l’altro filo conduttore del romanzo.
Gli aneddoti raccontati anche in questo volume si riferiscono a fatti realmente accaduti recuperati qua e la o ricordati con difficoltà poiché trattasi di storie raccontatomi quand’ero molto giovane da Steve (stesso nome del protagonista che andrete ad incontrare) un militare americano reduce dal Vietnam. Dal romanzo potrete, comunque, verificare che la mia immaginazione va oltre i confini della fantascienza e che mi piace anche stupire il lettore aggiungendo un pizzico di poesia e romanticismo a situazioni reali.
Dedico questo volume alle stesse persone cui ho dedicato il mio primo libro ma le rinomino solo per ricordarle a tutti: Antonio, Rosa e mio padre Domenico (scomparsi tutti per un male che, ancora oggi, accomuna tante persone) angeli custodi sempre pronti a sostenermi nella mia avventura di solidarietà verso coloro che lottano giornalmente contro la morte.
Lo dedico alle vittime del terrorismo (e di qualunque altra forma di violenza) ai loro parenti – soprattutto ai bambini, figli e nipoti – e a chi, consapevoli della difficoltà di dover fornire risposte ai loro “perché”, “dove sono andati” e “perché sono senza gambe e senza braccia”, se ne assume l’impegno di crescerli e di educarli. Lo dedico anche a chi saprà dir loro che “non è Dio a punirli” ma la stupidità degli adulti e a chi coltiverà la genuinità infantile e la loro fede in Dio affinché siano pronti a difendere il loro futuro e quello dei loro figli e a chi ha il coraggio di contribuire alla costruzione di una società in cui l’amore e la fratellanza prevalgono sull’invidia, gelosia, avidità, venalità, per i loro figli e per tutti i bambini.
Cari amici, lettori, le domande sono tante, e vecchie come il mondo, ma chissà perché prepotentemente d’attualità, anche nel nuovo terzo millennio.
Antonio de Lieto Vollaro
Ringrazio infine l’amica poetessa Paola Carli per i consigli e la rifinitura finale dello scritto, oltre ad una prefazione stilata con eleganza e sensibilità dimostrata per la trama in se stessa. Ringrazio l’amico avvocato Stefano Viola, altro personaggio ‘di vocazione mancata a missionario’, per aver letto e riletto il racconto da me stravolto più volte. Ringrazio Michele Vitello che, nonostante i miei cambiamenti di tema, è riuscito a realizzare la copertina. Un ringraziamento lo devo all’avvocato Cristina Milazzo e alla giornalista Lucy Gullotta, per aver curato il servizio stampa. Infine ringrazio la copisteria Ferrara che ha composto anche questa mia seconda opera.
Un affettuoso riconoscimento lo devo all’amico grafico Francesco Calì che ha precedentemente curato il nuovo logo dell’associazione dandogli una linea più gradevole ed attuale, ed aver curato anche la grafica dei bigliettini di visita della stessa.
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